Meeting del 2006 a Kanata in Ontario
Uno degli ultimi meeting è avvenuto dall'8 all'11 giugno 2006 a Kanata in Ontario (nei pressi di Ottawa) presso il Brookstreet Hotel, chiuso al pubblico per l'occasione.
Un comunicato stampa ufficiale ha spiegato che i temi dell'incontro erano “le relazioni euro-americane, l'energia, la Russia, l'Iran, il Medio Oriente, l'Asia, il terrorismo e l'immigrazione”.
Tra i partecipanti David Rockefeller, Henry Kissinger, la regina Beatrice d'Olanda, Richard Perle, i dirigenti della Federal Reserve Bank, di Credit Suisse e della Rothschild Europe (il vicepresidente Franco Bernabè), delle compagnie petroliere Shell, BP e Eni (Paolo Scaroni), della Coca Cola, della Philips, della Unilever, di Time Warner, di AoL, della Thyssen-Krupp, di Fiat (il vicepresidente John Elkann) i direttori e corrispondenti del Times di Londra, del Wall Street Journal, del Financial Times, dell'International Herald Tribune, di Le Figarò, del Globe and Mail, del Die Zeit, rappresentanti della NATO, dell'ONU, della Banca Mondiale e della UE, economisti e molti ministri dei governi occidentali.
Le misure di sicurezza sono state imponenti, e tutta la zona era presidiata.
Alla riunione del 2006 hanno partecipato, tra gli altri, gli italiani:
* Franco Bernabè, Amministratore delegato di Telecom Italia
* John Elkann, Vice presidente Fiat S.p.A.
* Mario Monti, Presidente Università Commerciale Luigi Bocconi
* Tommaso Padoa Schioppa, Ministro delle Finanze
* Paolo Scaroni, CEO, Eni S.p.A.
* Giulio Tremonti, Vice presidente della Camera dei deputati
Meeting del 2007 a Istanbul (Turchia)
Tra il 31 maggio ed il 3 giugno 2007 il meeting si è tenuto a Istanbul (Turchia). A questo incontro hanno partecipato i seguenti membri italiani:
* Franco Bernabè, Amministratore delegato di Telecom Italia
* John Elkann, Vice presidente Fiat S.p.A.
* Mario Monti, Presidente Università Commerciale Luigi Bocconi
* Tommaso Padoa-Schioppa, Ministro delle Finanze
* Giulio Tremonti, Vice Presidente della Camera dei deputati
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articolo di sabato 12 giugno 2010
Intercettazioni, a Prodi il "bavaglio" piaceva
di Paolo Bracalini
Per i leader dell'opposizione la legge sulle intercettazioni è la "fine" della democrazia.
Ma solo due anni fa era "necessaria" e votarono compatti il ddl Mastella:
un testo perfino più restrittivo di quello appena approvato dal Senato.
Ecco come hanno cambiato idea.
"Repubblica" e "Stampa" gridano al golpe ma è soltanto una bufala.
Ddl all'esame di Montecitorio a settembre.
Alfano: "La sinistra ignora la privacy"
L’effetto è quantomeno, direbbero gli psichiatri, «perturbante».
Come altro reagire, se non con un misto di stupore e incredulità,
al confronto balistico tra le sparate dei paladini della libertà di
stampa adesso, sul ddl intercettazioni, e quelle di due anni fa,
sempre su un ddl intercettazioni? Leggere per credere.
Coloro che ora promettono il Vietnam alla Camera, o l’occupazione
del Palazzo d’Inverno, sono gli stessi che il 17 aprile 2007 approvarono
con maggioranza sovietica (447 sì, nessun no), a Montecitorio,
il famigerato ddl Mastella.
Un testo lievemente più restrittivo di quello che sta sollevando
l’indignazione dell’opposizione, allora al governo: divieto di pubblicazione,
anche parziale, di tutti gli atti fino alla conclusione delle indagini;
ammende e galera per giornalisti e pubblici ufficiali colpevoli della fuga
di notizie; tetto massimo di 90 giorni per le intercettazioni; controlli severi
sulle spese sostenute dalle Procure per le intercettazioni; taglio netto
ai centri di ascolto (da 163 a 26).
Insomma, il famoso bavaglio, ma quella volta lì il centrosinistra lo indossò
con gran piacere, cercando anzi di accelerare il più possibile l’iter della
sua legge anche al Senato, come chiedeva a gran voce il vicepremier
Rutelli: «Il Parlamento dovrebbe approvare il prima possibile il disegno
di legge.
La magistratura indaghi pure, faccia le intercettazioni, però finché non
c’è una verità non sbattiamo sui giornali delle persone che si trovano
prima ricattate e poi svergognate».
Nessuno stupore, in fondo è scritto nel programma di governo del Pd,
l’attuale programma, al capitolo 4 sulle proposte democratiche per la
«Giustizia»:
«Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa
alle intercettazioni - si legge - serve a tutelare i diritti fondamentali del
cittadino.
È necessario ridurre drasticamente il numero dei centri di ascolto e
determinare sanzioni penali e amministrative molto più severe delle
attuali».
Lì ci fu anche un dettaglio, che scatenò la furia garantista piddina:
la pubblicazione delle telefonate Fassino-D’Alema-Consorte sulle
scalate della Unipol (impubblicabili se il ddl fosse stato legge).
Un piccolo dettaglio, ovviamente, che però fece tornare di grandissima
attualità e urgenza il tema della privacy dei cittadini (e degli onorevoli...)
in fatto di telefonate. Piace dunque rileggere le esternazioni di qualche
notabile Pd, in quel tempo poi non tanto remoto.
Tra i più infervorati sostenitori del bavaglio, ma non è una sorpresa,
il giornalista-ex premier Massimo D’Alema, che quel giugno era
particolarmente in vena di vendetta contro le detestate iene dattilografe:
«Lo spettacolo di questi avvocati che vanno e ricopiano sui polsini frasi
e poi corrono giù dalle scale per portarle al giornalista che sta sotto il
palazzo di Giustizia - spiegò tra lo schifato e il rabbioso - è indecente, una
specie di suk arabo, che è un reato. Mi aspetto che qualcuno venga perseguito».
Il coro unanime anti-intercettazioni risvegliò anche Prodi, che adesso si dice
molto preoccupato. Tre anni fa era preoccupato del contrario:
«Pagine intere di giornali dedicate alla diffusione di intercettazioni che nulla
dimostrano rischiano di alimentare un clima di scontro verso le istituzioni che
è inopportuno e pericoloso».
Nel frattempo il suo ministro dell’Economia Padoa-Schioppa denunciava
l’eccessivo costo delle intercettazioni, chiedendo di darci un taglio, mentre
Dario Franceschini era ancora più inflessibile:
«La pubblicazione delle intercettazioni è inammissibile». Luciano Violante?
Pronto a rimbrottare i colleghi magistrati: «Se i processi si fanno a mezzo
stampa la credibilità degli uffici giudiziari è a rischio».
Persino il sobrissimo Giuliano Amato squittì un attacco contro la barbarie
delle intercettazioni sui giornali: «È una follia tutta italiana che qualunque
cosa venga detta al telefono, se tocca incidentalmente un processo,
esca sui media, quale che sia la sua rilevanza.
È chiaro che il sistema non funziona, non è possibile che dalle sedi
giudiziarie esca tutta questa roba».
D’accordissimo la Finocchiaro, che adesso invoca l’intervento della
Corte costituzionale. Nel 2007 invocava invece «una nuova legge per
evitare in futuro il prodursi di un mercato nero di materiale
riservato e la conseguente immotivata lesione del diritto alla
privacy dei cittadini».
Tutti d’accordo per confezionare un bel bavaglio tutto nuovo,
e Di Pietro?
Ad un certo punto sostenne che la sua esclusione dalla costituente
Pd fosse dovuta alla sua posizione troppo giustizialista sulle
intercettazioni.
In realtà, anche Tonino la raccontava diversamente da oggi, agitando
manette e paventando la gattabuia: «L'utilizzazione delle intercettazioni
telefoniche - spiegò - va regolamentata, prevedendo sanzioni di vario
tipo soprattutto per chi fornisce notizie e per chi le pubblica.
Durante l’indagine preliminare del pm tutti gli atti non possono
essere pubblicati».
Anche per lui, un leggerissimo detour...
Vogliamo capire quali sono le differenze per cui oggi si dicono imbavagliati e
cercano la solidarietà popolare?
Chi le trova mi faccia il piacere di rispondermi e di rispondere al Giornale,
l'altra faccia della Fogna dove si chiederebbe di sprofondare...
E ne scrivo perchè dei lutti e dei silenzi non so che farmene,
ho già i miei morti da rimpiangere.
Sto per aggiungere che tra i Proponenti c'era Padoa Schioppa nel 2007.
Anche ai due incontri del 2006 e del 2007, del Bilderberg Group.Grazie ancora e ciao.
Meeting del 2006 a Kanata in Ontario
Uno degli ultimi meeting è avvenuto dall'8 all'11 giugno 2006 a Kanata in Ontario (nei pressi di Ottawa) presso il Brookstreet Hotel, chiuso al pubblico per l'occasione. Un comunicato stampa ufficiale ha spiegato che i temi dell'incontro erano “le relazioni euro-americane, l'energia, la Russia, l'Iran, il Medio Oriente, l'Asia, il terrorismo e l'immigrazione”.
Tra i partecipanti David Rockefeller, Henry Kissinger, la regina Beatrice d'Olanda, Richard Perle, i dirigenti della Federal Reserve Bank, di Credit Suisse e della Rothschild Europe (il vicepresidente Franco Bernabè), delle compagnie petroliere Shell, BP e Eni (Paolo Scaroni), della Coca Cola, della Philips, della Unilever, di Time Warner, di AoL, della Thyssen-Krupp, di Fiat (il vicepresidente John Elkann) i direttori e corrispondenti del Times di Londra, del Wall Street Journal, del Financial Times, dell'International Herald Tribune, di Le Figarò, del Globe and Mail, del Die Zeit, rappresentanti della NATO, dell'ONU, della Banca Mondiale e della UE, economisti e molti ministri dei governi occidentali.
Le misure di sicurezza sono state imponenti, e tutta la zona era presidiata. Alla riunione del 2006 hanno partecipato, tra gli altri, gli italiani:
* Franco Bernabè, Amministratore delegato di Telecom Italia
* John Elkann, Vice presidente Fiat S.p.A.
* Mario Monti, Presidente Università Commerciale Luigi Bocconi
* Tommaso Padoa Schioppa, Ministro delle Finanze
* Paolo Scaroni, CEO, Eni S.p.A.
* Giulio Tremonti, Vice presidente della Camera dei deputati
Meeting del 2007 a Istanbul (Turchia)
Tra il 31 maggio ed il 3 giugno 2007 il meeting si è tenuto a Istanbul (Turchia). A questo incontro hanno partecipato i seguenti membri italiani:
* Franco Bernabè, Amministratore delegato di Telecom Italia
* John Elkann, Vice presidente Fiat S.p.A.
* Mario Monti, Presidente Università Commerciale Luigi Bocconi
* Tommaso Padoa-Schioppa, Ministro delle Finanze
* Giulio Tremonti, Vice Presidente della Camera dei deputati
"La peggiore dittatura è quella che riesce a farci credere di essere liberi..." (Ralh Davemport)
sabato 12 giugno 2010
LA CENSURA .......E IL NUOVO ORDINE MONDIALE.
DI Doriana Goracci